Come qualsiasi estimatore dell’Horror sara’ in grado di confermarvi, nonostante la capacita’ umana di accedere a una pletora di emozioni decisamente sofisticate, un’esternazione pubblica di parzialita’ verso il genere DEPAURA di solito tendera’ a suscitare tra gli indifferenti/detrattori un numero di reazioni standard piuttosto esiguo. Quattro, per la precisione:
1. OMMIODIO NO mi cago troppo addosso
2. MAPICCARITA’ ci sono gia’ tante tragedie al mondo
3. De-hi-hi-ho-ho! A me gli Horror fanno ridere!
4. *HUMPF* hai detto Romero? Avevo capito Rohmer
Quest’oggi sono qui per darvi la sconvolgente notizia che il 75% di questa gente mente sapendo di mentolo.
Il restante 25% ha la scopa volante di Harry Potter saldamente ancorata su per il baugigi, che son disgrazie, dunque non mi sento di infierire oltre.
Mi spiego meglio.
UNA MORBOSA FORMA DI VITA BIPEDE
Tra le svariate caratteristiche che vanno a definire la specie umana (ove “branco di tenaci stronzoli” grazia la mia personale pole position), la fascinazione per quello che gli esperti del settore chiamano CAGOTTO sembra fissata nel nostro DNA: il primo mostro fetente partorito dai nostri cervellini verdi fritti alla fermata del treno nasce con la civilta’ stessa, tramandato oralmente chissa’ per quanto prima di finire inciso in cuneiforme intorno al 2100 AC sulle tavole dell’epopea di Gilgamesh (se vi punge vaghezza, posso dirvi che trattasi di accrocchio anfame di bestiacce che risponde al nome di Humbaba)(Humbaba possiede le dimensioni e la bruttezza di un condominio di Quarto Oggiaro)(Humbaba e’ inoltre maestro indiscusso nell’arte del rutto incendiario).

4000 anni dopo la nascita di questa nobile creatura (che per la cronaca bramerei vedere in CGI mentre lotta contro un Jason Momoa in déshabillé), nel picco della peggiore pandemia sin dai tempi della Spagnola, il film “Contagion” (2011) di Steven Soderbergh schizza dal numero 270 al numero 2 della classifica dei titoli della Warner Bros., e sculetta come niente fosse nella top ten di Amazon Prime Video, iTunes e Netflix.
Oltre a contemplare le affinita’ elettive che esistono tra noi e un mucchio di Sumeri schiantati duemila anni prima di Nostro Signore (che scommetto non e’ il genere di cosa che vi aspettavate quando vi siete svegliati stamattina)(you’re welcome), val la pena notare come l’Horror – con le sue innumerevoli declinazioni – e’ l’unico genere insieme alla Fantascienza che non ha mai conosciuto periodi di magra in un mondo estremamente volatile e sensibile alle mode quale quello della cultura d’intrattenimento (o pop culture, per gli Amici Della Saggina Deretana™).
E’ giunta l’ora di smettere di coglionarci, gli aficionados da soli non bastano a riempire i cinema, a far confermare le serie TV di stagione in stagione, a spedire i libri nella top ten del NY Times: siamo una morbosa forma di vita bipede a base carbonio che sin dalla notte dei tempi rallenta per veder meglio l’incidente. E se la domanda che vi sorge spontanea e’: MA PERCHE? L’erudita risposta che sento di voler condividere con tutti voi e’: solcazzo io. M’avete presa per Chidi Anagonye? Chetatevi.

OGNI EPOCA E’ UNA SCENA DEL CRIMINE
Visto che vi ho donato delle simpatiche blue balls sul versante filosofico (che ammetterete, non e’ da tutti), concedetemi almeno di rasserenarvi con la certezza di una constante: i mostri che popolano il nostro immaginario collettivo non spuntano mai per caso. Per quanto prendano forma nel reame zuzzurellone dell’irrazionalita’, appartengono in tutto e per tutto alla realta’ dell’epoca che li ha evocati.
In una civilta’ agli albori come quella Sumera, e’ plausibile ipotizzare che le principali fonti di pericolo per la comunita’ fossero le bestie feroci e gli incendi, e dunque voila’, il nostro cumpare Humbaba si ritrova con la faccia di leone, gli artigli di corvo, la fava asserpentata e l’alito di un altoforno.
Allo stesso modo, in un regno che deve la sua prosperita’ a un fiume e alle terre fertili che lo costeggiano, guarda caso sette delle dieci piaghe bibliche inflittagli sono distruttive per l’agricoltura, e la prima in assoluto consiste in una contaminazione delle acque.
Il bizzarro amalgama di scienza e occulto in voga agli inizi del 1800, combinato ai primi sentori di una Rivoluzione Industriale ormai imminente, vedono una giovinetta appena diciottenne preferire la scrittura creativa all’ennesimo festino trombino di Lord Byron, e Ka-BLAM! nasce “Frankenstein” (e la Fantascienza)(e il Body Horror)(e il trope dello Scienziato Pazzo)(e la Regola Aurea #4 per la sopravvivenza in un film Horror: “Non immischiarti con l’ineffabile”)(uniamoci in raccoglimento davanti alla titanica cazzimma letteraria di Mary Shelley).

La storia umana e’ zeppa di gut feelings creative che finiscono per dipingere quel che non quaglia intorno a noi.
C’e’ il caso di Stevenson, che scrive “The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde”, e involontariamente tratteggia il primo esempio di psicopatico (in termini moderni) giusto due anni prima che Jack the Ripper si attivi nell’East End londinese (per aggiungere un’ulteriore sfumatura al disagio, l’adattamento del libro debuttera’ a teatro a tre giorni dal primo delitto, e Richard Mansfield – colpevole soltanto di essere un zinzino troppo convincente nella parte del Mostro – finira’ nella rosa dei sospetti per gli omicidi di Whitechapel).
Ci sono le oscure riflessioni di Edgar Allan Poe sulla sofferenza psicologica in una societa’ sempre piu’ impersonale ed emarginante; ci sono i moniti al limite del profetico di H. G. Wells.
E con il consolidamento del cinema a media di massa la superficie riflettente delle nostre paure raggiungera’ il temuto livello MOSOCAZZI: comunisti con gli occhi d’insetto che arrivano dallo spazio profondo, il Flower Power che implode con la Manson Family e ci rigozza crema di piselli addosso, la filosofia capitalista del Produci-Consuma-Crepa che si zombifica e ci assedia in un centro commerciale.

La puntualita’ del fattore “cartina al tornasole” non ha mai mancato il segno, al punto tale da creare nel corso dei decenni il curioso fenomeno dell’inversione della causa-effetto nelle menti ad alta concentrazione di beozia: per questi anelli mancanti dell’evoluzione e’ difatti l’esposizione all’Horror a generare mostri, e non viceversa.
Come dar loro torto? E’ stato di fatto scientificamente provato che lunghe sessioni di gioco a Resident Evil possano scatenare l’apparizione del Budello di tu Ma’ vestito da Alice Cooper nel soggiorno di casa propria. Da li’ al falciare l’intero asilo di quartiere con un fucile d’assalto il passo e’ breve, dico io.
La realta’ e’ che ogni epoca e’ una scena del crimine ripulita e apparentemente immacolata, e da tempi immemori il genere Horror arriva con la torcetta UV a mostrarcene il sangre y mierda in tutto il suo splendore.
Dando per scontato che il primo passo verso la risoluzione di qualsiasi problema e’ prendere atto della sua esistenza, come minimo l’Horror si merita le coccoline sul crapino per essere a good boi.
Inoltre e’ meglio se non vi sedete su quel divano.
LUNEDI’ PROSSIMO: Margarini, mamme vacche, e manzi Gallesi. FEAR AND LOATHING IN 2021 – PARTE II